Il restauro

Nel 1999, prese l’avvio un complesso progetto di manutenzione straordinaria sulla Pietà Rondanini, con lo scopo di migliorane la conservazione, ridare luminosità al marmo, far riemergere la qualità del modellato e i caratteri della lavorazione.

Terminato nel 2005, questo lungo progetto è stato realizzato grazie ad una intensa e proficua collaborazione interdisciplinare tra l’Istituto per la conservazione e valorizzazione dei Beni Culturali (l’allora Centro del Consiglio Nazionale delle Ricerche “Gino Bozza”), l’Istituto Centrale del Restauro e molteplici ricercatori e scienziati di diverse Università italiane.

Il lavoro fu affrontato in due fasi, la prima di diagnosi per determinare lo stato di conservazione, la seconda di pulitura dell’opera.

Le indagini diagnostiche

La prima fase è cominciata con l’osservazione ravvicinata delle superfici, una raccolta di micro-campioni delle sostanze estranee al marmo e i rilievi fotogrammetrici, che hanno fornito modelli di verifica strutturale e metrica. In seguito è stata affrontata, in parallelo alla ricerca documentaria, una campagna di indagini scientifiche che ha permesso di riconoscere le sostanze sovrapposte sul marmo, dato fondamentale per individuare i sistemi di intervento sull’opera, e di evidenziare le situazioni problematiche legate alla conservazione futura della Pietà.

La pulitura

Infine è stata affrontata la pulitura rimuovendo la patina che copriva la quasi totalità della superficie, e le polveri depositate nel tempo, riportando così la Pietà, che fortunatamente non ha subito nei secoli interventi “distruttivi” di restauro, al suo originario splendore.

In occasione dello spostamento della Pietà Rondanini nel nuovo museo, nel 2015, si è provveduto a nuova e più leggera pulitura delle superfici marmoree, seguendo il protocollo metodologico stabilito durante i precedenti lavori di restauro.