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Il gruppo scultoreo di Michelangelo giunse da Roma il primo novembre 1952 e restò fino all’estate del 1953 nella Cappella Ducale del Castello. Da alcuni anni lo studio BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers) si stava dedicando al complesso compito di sistemare i Musei del Castello Sforzesco.
L’arrivo della Pietà costrinse gli architetti a modificare sostanzialmente la Sala degli Scarlioni, originariamente destinata a concludere il percorso museale con la scultura rinascimentale lombarda, ben rappresentata da alcuni capolavori del Bambaia. Per accogliere la Pietà offrendo uno spazio isolato, i BBPR non esitarono a demolire le antiche volte della sala sottostante a quella degli Scarlioni, realizzate nel XV secolo.
Nello spazio così creato, circondata da una nicchia in pietra serena e raggiungibile scendendo una scalinata, la Pietà trovò la collocazione in cui è rimasta fino al 2015. Nell’allestimento del 1956 la Pietà poggiava su un’ara romana del I secolo d.C., che aveva costituito il suo basamento dagli inizi del Novecento. L’originale soluzione museale dei BBPR trovò appassionati e critici severi.
Nel 1999, tuttavia, la collocazione non sembrò più adeguata. Il Comune di Milano bandì quindi un concorso internazionale di idee, per trovare una nuova convincente proposta di allestimento per la Pietà. Risultò vincitore del concorso Alvaro Siza, ma il suo progetto non venne realizzato.
Solamente nel 2012 l’allora assessore alla cultura del Comune di Milano Stefano Boeri diede inizio a un dibattito museografico che portò il soprintendente del Castello Sforzesco, Claudio Salsi, alla scelta di spostare l’ultima creazione di Michelangelo nell’antico Ospedale Spagnolo nel Cortile delle Armi del Castello.
Dopo lunghi lavori di restauro dell’edificio, il 2 maggio 2015 è stato inaugurato il nuovo museo dedicato alla Pietà Rondanini, nel sobrio e suggestivo allestimento dell’architetto Michele De Lucchi. Insieme alla Pietà sono esposte una medaglia di Leone Leoni con raffigurato il busto di Michelangelo, fusa nel tardo cinquecento, e il ritratto bronzeo dello scultore, desunto dalla sua maschera mortuaria in cera, realizzato dal suo allievo Daniele da Volterra.
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