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Il giorno dopo la morte di Michelangelo, il 19 febbraio 1564, il notaio, inviato tempestivamente dal papa Pio IV nella bottega romana dell’artista, stese un inventario di tutti i suoi beni. Tra le opere presenti si menziona un gruppo scultoreo come “un’altra statua principiata per uno Christo con un’altra figura sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite”, oggi identificato con la Pietà Rondanini.
Dopo quell’inventariazione, sfortunatamente, si perdono per diversi secoli le tracce dell’opera, ad eccezione di una incerta notizia secondo cui nel 1652 la scultura sarebbe a Roma.
Bisogna arrivare al 13 agosto 1807 perché riemergano notizie sicure sulla Pietà, che risulta di proprietà del marchese Giuseppe Rondinini (nome poi modificato in Rondanini), collezionista di dipinti e di oltre duecento sculture, molte delle quali contraddistinte, come anche la Pietà, dalla sigla M.G.R. N. I
Nell’inventario redatto dal perito scultore Carlo Albacini qualche anno dopo la morte del Rondanini viene citata la Pietà, di cui, però, si nega la paternità di Michelangelo. Albacini, infatti, la considera una scultura moderna, deprezzandone così il valore. Ed è proprio per questo equivoco che la Pietà, nel corso dell’Ottocento, seguì le sorti del palazzo Rondanini senza suscitare alcun interesse tra storici dell’arte e collezionisti. Si ignorò persino il collegamento che nel 1857 John Charles Robinson, direttore del South Kensington Museum di Londra, fece tra la Pietà e gli schizzi di Michelangelo per una Pietà scoperti nell’Ashmolean Museum di Oxford.
Nel 1904 l’ultimo proprietario, il principe Odescalchi, vendette al conte Roberto Sanseverino Vimercati il palazzo Rondanini con i suoi arredi, compresa la Pietà. Lo Stato italiano, che in quel momento grazie alla legge del 1902 avrebbe potuto rivendicare il diritto di prelazione sull’opera notificata, non ritenne opportuno l’acquisto. Fu solo dal 1909 che si risvegliò l’interesse verso il gruppo scultoreo grazie a nuove interpretazioni e studi su Michelangelo. Nel 1949 in seguito ad una battaglia legale tra eredi, la Pietà fu messa in vendita. Fu acquistata, nel 1952, dal Comune di Milano, che la trasferì nelle Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco.
Il 2 maggio 2015 la Pietà Rondanini trova una nuova collocazione sempre nel Castello Sforzesco, ma in uno spazio interamente dedicato a lei. L’antico ospedale spagnolo, restaurato, diventa il nuovo Museo Pietà Rondanini.