La genesi della Pietà Rondanini

Ultima espressione artistica di Michelangelo, la Pietà Rondanini raffigura, con una impostazione inedita rispetto allo schema da lui adottato in gioventù in altri gruppi scultorei, una commovente e intensa deposizione di Gesù morto sorretto dalla Madre in piedi prima della sepoltura. Un foglio con cinque schizzi a matita di Michelangelo, conservato all’Ashmolean Museum di Oxford (inv. WA1846.85), documenta lo studio e l’interesse per questo tema a lui così caro.

Dalle poche notizie arrivate a noi sull’ultima Pietà si è ipotizzato che Michelangelo avesse cominciato a sbozzare il marmo tra il 1553 e il 1555. Nel 1553, infatti, nella biografia sull’artista di Ascanio Condivi la Pietà non è menzionata, mentre nel 1555 Vasari racconta che Michelangelo, dopo aver ridotto a frammenti la Pietà Bandini, avrebbe ripreso a scalpellare su un pezzo di marmo in cui aveva “già abbozzato un’altra Pietà, varia da quella, molto minore”, identificata oggi dagli studiosi con la Pietà Rondanini.

Ripensare e modificare

L’artista negli ultimi dieci anni della sua vita lavorò a questo gruppo scultoreo a più riprese, con continui ripensamenti e cambiandone in corso d’opera l’impostazione. Mutò le proporzioni del corpo di Cristo, di cui smagrì busto e gambe, abbassò e assottigliò la testa, inizialmente pensata più in alto e più vicina a quella della Madre, il cui capo, invece, era volto verso destra, per chi guarda, e divergente. Impostò diversamente anche le braccia di Gesù, appoggiate e fuse al corpo della Madonna.

Della prima versione della Pietà sono rimasti ancora oggi visibili il braccio destro di Cristo rotto fino al gomito, che l’artista probabilmente avrebbe in seguito eliminato, le gambe, che aveva però già iniziato ad assottigliare, la parte posteriore della Vergine, di cui prima di morire non aveva ancora affrontato l’assottigliamento per riequilbrare l’intera composizione.

Scolpire fino alla fine

Due lettere dell’allievo Daniele da Volterra, indirizzate a Giorgio Vasari e al nipote Leonardo Buonarroti nei mesi successivi alla morte di Michelangelo, raccontano che l’artista continuò instancabile a scalpellare quest’opera, voluta solamente per se stesso e considerata il suo testamento, fino a pochi giorni prima di morire, all’età di ottantanove anni.